Con la sentenza n. 25618 del 2022, pronunciata in ambito penale, la Corte di Cassazione equipara la posizione del produttore a quella del soggetto che sdogana la merce.
I fatti di causa riguardavano un importatore cinese, condannato per violazione dell’art. 16 d.lgs. 133 del 2009 (restrizione sull’uso di sostanze chimiche), per aver immesso sul mercato una sostanza “vietata in quanto tale o in quanto componente di un preparato”, con riferimento ad un modesto quantitativo di colle stick ordinate e arrivate dalla Cina, contenenti una quantità di toulene superiore ai limiti consentiti dal Regolamento CE 1907/2006 (Regolamento REACH).
La Suprema Corte, avvallando la decisione dei giudici di merito del Tribunale di Genova, ha espresso il principio in base al quale l’importazione, iniziata con lo sdoganamento delle merci, equivale a “immissione nel mercato”; di conseguenza, l’importatore ha l’onere di accertarsi in anticipo della conformità alla direttiva comunitaria dei prodotti che si intendono immettere sul mercato.
L’operatore che intende importare prodotti contenenti talune sostanze chimiche deve effettuare precedentemente un’idonea due diligence sulla merce con riferimento alle normative Ue di settore, in modo tale da mitigare il rischio di contestazioni, sia in sede amministrativa che penale.
Visto il particolare rilievo rappresentato dalla salute pubblica dei consumatori finali (bene protetto dal Regolamento REACH), l’importatore che non compie tali misure rischia concretamente di rendersi responsabile di grave negligenza o di colpevole imprudenza, tutte condotte colpose dalle quali potrebbe discendere responsabilità nell’ambito di reati contravvenzionali.
Lo Studio Legale UBFP rimane a disposizione dei propri clienti che vogliano importare prodotti contenenti sostanze chimiche per assisterli nelle fasi di espletamento di due diligence.