Nell’accordo di consingnment stock il futuro acquirente può immediatamente detrarre l’Iva in importazione anche se non ha ancora la proprietà della merce.
Queste le conclusioni a cui è giunta l’Agenzia delle entrate con la risposta a interpello n. 509 del 2021, nella quale sono state affrontate le conseguenze della Brexit con riferimento agli accordi di consingnment stock.
In particolare, l’istante, società italiana che importa merce proveniente da UK sulla base di un accordo di consignment, ha richiesto se fosse legittimato a portare in detrazione l’Iva versata in dogana.
Come noto, il contratto in questione consiste in uno schema negoziale diffuso nella prassi del commercio internazionale, in virtù del quale il venditore (consignor) invia la propria merce presso un deposito di proprietà del proprio cliente (consignee). I beni inviati e consegnati a quest’ultimo restano di proprietà del cedente fino a quando il cliente li preleverà dal deposito per le proprie esigenze produttive o commerciali.
In relazione al caso di specie, pertanto, è sorto il dubbio riguardante la possibilità per l’importatore (futuro acquirente) di poter detrarre l’imposta pagata in dogana su beni che, di fatto, non sono ancora di sua proprietà ma lo diventeranno solamente in un secondo momento.
Sul punto l’Amministrazione si è pronunciata positivamente, affermando che, laddove i beni presentino un nesso immediato e diretto con l’attività del cessionario e la dichiarazione doganale sia annotata nel registro degli acquisti, il diritto alla detrazione non deve essere limitato.
L’intervento delle Entrate assume particolare importanza giacché legittima l’utilizzo dell’accordo di consignment stock con soggetti UK anche a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione.
Lo Studio UBFP rimane a disposizione per fornire chiarimenti in merito ai temi qui brevemente trattati.
Riferimenti: Agenzia delle entrate, Risposta a interpello n. 509/2021